mercoledì 8 dicembre 2010

Madre, vado a fare la guerra

Liberamente tratto dalla lettera di un figlio suicida.

Madre, io mi sento un cittadino italiano.
Voglio onorare la mia patria, la scuola non fa per me, non comprendo l'arte ne le lettere, la matematica mi è solo utile per contare i colpi rimasti nel caricatore, la storia voglio crearla, non studiarla.
Madre, sento il bisogno di cambiare le cose, vedo i miei coetanei protestare nelle strade e famiglie che le abitano.
Madre, il dissenso non lo comprendo, Dio ha donato a tutti noi i mezzi necessari per il sostentamento, ma capisco che "lo straniero" ruba dai nostri campi e violenta le nostre donne.
Madre, quello straniero è giusto che rimanga nel suo paese, e dato che non è in grado di sfruttare le proprie risorse lo faremo noi, portando in cambio la pace.
Madre, le tue ragioni mi toccano nel profondo, la tua preoccupazione è però ingiustificata, ho deciso di morire per la mia patria, per garantire un futuro a questa nazione.
Madre, e poi la sensazione che si prova maneggiando un fucile non è paragonabile a null'altra, se quei drogati schifosi si trovassero un lavoro o andassero a caccia, magari ammazzandosi tra di loro, farebbero un favore alla nostra gente.
Madre, come invidio quei bambini che giocano con armi vere e combattono volontariamente per il proprio paese, sarò fiero di ucciderli, loro meritano la morte per mezzo dell'estensione del mio braccio.
Madre, il sangue del nemico provoca in me un'eccitazione incontenibile, è come essere al corrente di fare la cosa giusta.
Madre, vado a fare la guerra. Lo faccio per noi, per i nostri amici, per la patria, per Dio e per la Famiglia.
Madre, quando tornerò le cose andranno meglio, quegli schifosi estremisti saranno spazzati via.
Madre, l'altro giorno abbiamo portato delle prostitute locali nella nostra tenda, ci siamo divertiti, quelle puttane hanno avuto ciò che volevano, un camerata ha preso un ordigno e glie l'ha infilato a forza nella vagina, come mi dicevi tu quelle puttane meritano solo di essere massacrate di botte.
Madre, le cose non vanno come immaginavo, l'eccitazione dei primi giorni ha lasciato il posto ad una tormentata paura, non sono ancora in prima linea, i miei compiti sono tutti svolti nelle retrovie, ma talvolta qualcuno di quei bastardi riesce ad infiltrarsi ed a farsi esplodere.
Madre, non dormo. Passo le ore tremando nel sudore, ieri un bambino è stato dilaniato da una mina vicino al nostro accampamento, sono i figli dei commercianti locali autorizzati a sostare nel nostro territorio, è uscito dalla base per andare a prendere un pallone ed un tonfo sordo ha causato cumuli di polvere e sabbia, è toccato a me raccoglierne i resti con il padre aggrappato alle mie gambe urlante nella sua lingua  لماذا تفعلون هذا؟ (perchè ci fate questo?).
Madre, quel bambino mi appare in sogno i pochi momenti che riesco a riposare. Le parti del suo corpo dilaniate prendono vita e mi vengono addosso.
Madre, stamane mi è sembrato di rivedere quel bambino, mi guardava con sguardo severo e quando ho tentato di parlargli è scomparso dietro un fabbricato.
Madre, tra pochi giorni mi mandano in missione, a quanto pare un gruppo armato è rintanato in palazzi abbandonati non lontano da noi, salirò su un Elicottero Apache e dovrò ucciderli se ci saranno segni evidenti di armi in loro possesso.
Madre, io non so più cosa fare. La missione è stata un successo, almeno secondo il nostro portavoce ufficiale, io invece mi ritrovo in ospedale, affidato a cure mediche fatte da calmanti. Sono in uno stato febbrile permanente.
Madre, abbiamo ucciso degli innocenti. Si trattava di fotografi, quelle che dall'alto ci sono sembrate armi erano le loro fotocamere, ce ne siamo accorti durante la ricognizione seguita all'attacco.
Madre, la guerra non è come ci dicevano, come ci raccontavano i superiori, come ce la mostra la tv, la guerra non ha ragioni, il mio atto non è stato il primo e non sarà l'ultimo, l'ufficiale maggiore mi ha dato una promozione, ma cosa ho fatto? Ho ucciso degli innocenti che svolgevano il loro lavoro, secondo me il colonnello ne era a conoscenza, probabilmente hanno fatto delle foto scomode ed io sono stato il capro espiatorio perfetto.

Madre, voci nell'accampamento dicono che sto dando segni di pazzia, solo perchè ho chiesto di fare rapporto al Generale e all'ONU su quanto è accaduto.
Madre, ormai mi trattano come un'infetto, vengo sbeffeggiato, non mi danno alcuna missione, i commilitoni mi evitano accuratamente deridendomi alle spalle, sarò paranoico?

Madre, voglio andarmene, ovviamente non posso, non me lo permettono, domani varcherò il cancello e mi dirigerò al comando dove esporrò come sono andate le cose, io non ne posso più.


Signora, ci dispiace comunicarle che suo figlio, il Caporale Rosso Giuliano, ha tentato l'ammutinamento uscendo dal comando senza il permesso. Come da prassi è stato richiamato tre volte, in seguito i picchetti sono stati obbligati ad abbatterlo dato che con se portava un'arma e sembrava intenzionato ad usarla.
Suo figlio è stato un valoroso combattente.
Le nostre più sentite condoglianze.

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